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APPOGGIO DEI VERDI A VON DER LEYEN APRE SCENARI PERICOLOSI PER EUROPA - Terra dei Figli Blog
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APPOGGIO DEI VERDI A VON DER LEYEN APRE SCENARI PERICOLOSI PER EUROPA

APPOGGIO DEI VERDI A VON DER LEYEN APRE SCENARI PERICOLOSI PER EUROPA

Il voto del 18 Luglio con la riconferma della Von der leyen alla presidenza della commissione è stato reso possibile dall’accordo all’ultimo minuto con i verdi, che hanno garantito il loro determinante appoggio, in cambio della garanzia che la commissione proceda nel suo green deal che tante polemiche ha suscitato nella passata legislatura.

Il Green Deal viene presentato nel dicembre 2019 dall’allora neoeletta presidente della Commissione Ursula Von der Leyen come la “nostra visione per un continente neutrale a livello climatico.” Una “roadmap per l’azione” concreta e indirizzata al raggiungimento degli obiettivi al 2050, sfruttando “le opportunità significative, come la potenziale crescita economica, lo sviluppo tecnologico e del business” celate dietro la transizione. Decine, anzi, centinaia di miliardi di investimenti tra pubblico e privato sono stati promessi a sostegno di questa serie di misure con l’intento di cambiare il volto dell’Europa nel breve ma soprattutto nel lungo periodo.

Un piano strategico che, accompagnato da una serie di interventi di diplomazia climatica come il Just Transition Mechanism e il Global Gateway, e successivamente di politica industriale, come il Net-Zero Industry Act e il Critical Raw Materials Act (parte del Green Deal Industrial Plan), è stato animato dall’intento di fornire un “modello di comportamento” che altri giganti come India e Cina avrebbero dovuto seguire. Ma è proprio questo uno dei punti critici del piano, come sostenuto con forza dai conservatori europei, che chiedono da tempo un diverso approccio rispetto al ideologico e dogmatico piano concepito dall’ex commissario Frans Timmermans. Perchè è proprio grazie alle assurde regole imposte all’Europa sulla transizione ecologica, che non tiene in alcun conto dei rischi per la competitività delle imprese europee e dei costi enormi che esse dovrebbero pagare proprio a tutto vantaggio dei colossi cinesi ed indiani, che hanno realizzato un vero e proprio monopolio della filiera industriale legata alla transizione energetica green. sulle rinnovabili, cosi come sulle auto elettriche e sulle batterie la Cina ha ormai il controllo del mercato. E il paradosso è che proprio Cina ed India sono tra i maggiori paesi responsabili delle emissioni di co2 nell’atmosfera.

Il discorso della Von der Leyen a Strasburgo è stato incentrato sulla volontà di proseguire con gli irrealizzabili obiettivi inseriti nel Green Deal. Poco o nulla è stato detto sul come reperire i circa 100 miliardi di euro all’anno che serviranno. Poco o nulla è stato detto in merito alla importanza di considerare la neutralità tecnologica in questa fase di passaggio, che invece è elemento fondamentale da tenere in conto. E la cosa che lascia perplessi è che il voto degli europei aveva bocciato proprio come i verdi, i socialisti e in parte i liberali, sembrano invece voler proseguire con il loro irrazionale progetto. Von der Leyen ha promesso un nuovo Deal industriale green per industrie competitive e posti di lavoro di qualità nei primi 100 giorni del mandato. E ha anche annunciato che proporrà «un nuovo fondo per la competitività europea per finanziare in particolare i progetti di interesse comune europeo». Ma senza specificare in che modo. Del resto i Paesi Frugali, con la Germania in testa, sono fermamente contrari ad nuovo debito comune e continuano a ripetere che Next Generation Eu è stato una tantum. “

Il cuore della parte green del discorso di Ursula Von der Leyen sta in quel 90% di riduzione delle emissioni da raggiungere entro il 2040 per poi arrivare al 100% nel 2050. Negli ultimi 30 anni abbiamo ridotto le emissioni di circa il 30% con un tasso medio dell’1%. Per raggiungere una riduzione del 90% entro il 2040 dovremmo abbattere le emissioni ad un tasso dell’11% annuo con un’accelerazione di 10 volte superiore rispetto al passato. Mission impossible per evidenti ragioni di scala anche tenendo conto dei rendimenti marginali decrescenti. Più di spingi verso l’alto più diventa difficile e costoso migliorare. Sostanzialmente restiamo nel campo delle cose irrealizzabili che hanno connotati puramente ideologici». Ha giustamente commentato Chicco Testa, che certo non si può definire personaggio di destra. Ma la Commissione a trazione rosso verde sembra non voler sentire ragioni e continua come un mulo a proseguire sulla sua strada, incurante delle proteste di cittadini, imprese e mondo agricolo, che sentono questa politica, ideologico e poco pragmatica sempre più lontana dalle loro vite, come hanno ampiamente dimostrato con il voto dello scorso giugno.

La Redazione